giovedì 8 dicembre 2011

Vergine del Segno

Ho appena terminato la Madonna della tenerezza ad aprile ed eccomi pronta a frequentare il mio quinto corso, questa volta è diviso in due trance, una settimana a luglio e una a settembre 2011. Il corso si svolge a Niguarda con il maestro Giovanni Raffa, è un corso avanzato che prevede anche la realizzazione del disegno da parte del corsista e uno studio iconografico sulla Vergine del Segno.

Questa Vergine è così chiamata perché si riferisce a un passo delle sacre Scritture: “Il Signore stesso vi darà un segno. Ecco: la vergine concepirà e partorirà un figlio, che chiamerà Emmanuele” (Is. 7,14).


Vergine del Segno del Sinai
Nonostante i corsi fatti e le lezioni teoriche a cui ho assistito durante i corsi, questa icona proprio non la conoscevo e non mi era mai capitato di vederla, quindi è stata un'interessante scoperta sia l'icona che lo studio fatto per realizzarla.


Questo della Vergine del Segno è uno delle più antiche modalità in cui Maria è raffigurata, sembra infatti risalire al V sec. d. C. il modello cui essa si ispira, quello dell’orante con le braccia e le mani alzate verso il cielo. Le mani aperte e rivolte verso l’alto, indicano la posizione di chi ama, adora Dio è il gesto di chi attende da Lui un dono ed è disponibile a farsene colmare. Il gesto delle mani alzate si può trovare anche nell’icona della Pentecoste, in coloro che ricevono lo Spirito Santo da Dio.
Part. angelo riproduzione Raffa


Il Bambino Gesù è in un cerchio, simbolo di Dio, della sua perfetta armonia. La Madonna è portatrice di Cristo, portatrice del nuovo Re. Il cerchio è simbolo del Cielo, e lei contiene il Cielo, l’infinito.
Grazie a questa giovane donna e all'offerta a Dio di tutta se stessa "sia fatto di me secondo la tua parola" (Lc 1,38), grazie a lei, si è resa possibile l’incarnazione. "Il Verbo si è fatto carne e venne ad abitare in mezzo noi" (Gv.1,14)



Questa icona è dedicata a mia sorella Nadia alla quale la Madonna ha lasciato grandi segni nella sua vita.

Vedi anche post successivo dove c'è lo sviluppo dell'icona da me realizzata
La Vergine del Segno è completata



venerdì 18 novembre 2011

La vergine della tenerezza

La Vergine della Tenerezza, indica una tipologia di icone mariane che è molto diffusa e venerata in tutto il mondo antico, ma anche in quello attuale è tra le Vergini più conosciute.
Questa tipologia di icone si identifica perché in essa, Madre e Figlio, sono mostrati in atteggiamento di affettuosa intimità, l'amore che li unisce è ben visibile nel contatto dei due volti, guancia a guancia, un particolare così intimo e affettuoso che permette a tutte le madri di riconoscersi in questo semplice gesto amorevole.
Come si può vedere nell'icona qui sotto, la tenerezza della Madonna si manifesta proprio nell’accostare la propria guancia al volto del Bambino Gesù. Lo sguardo di Maria dice tante cose, parla della sua dolcezza, della sua tenerezza, ma al tempo stesso è uno sguardo triste, pensieroso che prelude al destino del figlio. Maria è Madre di tutti che accoglie in se ogni sentimento umano e lo trasforma in preghiera.

Amo in modo particolare questa tipologia di icone, tant'è che prima di dedicarmi all'iconografia, avevo sempre a portata di mano delle piccole stampe su legno di un'icona della tenerezza (nella mia camera, in salotto, e anche al lavoro), icone che conservo ancora gelosamente.


Questa è la prima Vergine delle Tenerezza che ho realizzato, la Madre di Dio di Jaroslav.

Sono molto contenta di questa esperienza con un nuovo maestro, Antonio De Benedictis, è molto didattico nelle sue spiegazioni e rende semplice imparare un metodo, poi però il risultato è come al solito affidato all'invisibile mano del Signore che guida la mano dell'iconografo apprendista.

Madre di Dio di Jaroslav


La Vergine di Jaroslav mi ha subito affascinata per due cose, la tenera carezza di Gesù a Maria, quasi volesse lui stesso consolarla, e la veste bianca di Gesù, bellissima nel suo candore, da ancora maggior luce all'icona ed evidenzia ciò che ogni icona sottende, ovvero che la luce è Gesù Cristo.
L'icona deve ancora essere benedetta, così poi la mia cara nuora Annalisa, potrà salutarla ogni giorno prima d'iniziare la sua giornata.




Vedi anche:  Madre di Dio Jaroslavskaja




mercoledì 26 ottobre 2011

Madre di Dio Jaroslavskaja

E' passato qualche anno dal mio ultimo corso la mia salute non è stata delle migliori da ottobre 2008 in poi, devo ancora mettere l'olifa alle icone degli ultimi due corsi, ma il desiderio di riprendere a scrivere icone è grande, così decido di cimentarmi con il mio quarto corso, l'icona da realizzare è una Vergine della Tenerezza, la Madre di Dio Jaroslavskaja.

Questa volta il corso si svolge dai Carmelitani Scalzi presso la parrocchia del Corpus Domini di Milano,  un nuovo maestro, Antonio De Benedictis e una modalità di corso non continuativa, ovvero uno o due giorni al mese da novembre 2010 ed aprile 2011. Ho pensato che questa formula fosse meno stancante per me e così è stato. 
Ho conosciuto nuove persone e anche due sacerdoti che hanno partecipato al corso principianti, l'assistente di Antonio poi è una carissima amica, Rosella Crespi, che aveva frequentato il suo primo corso con me a Niguarda nel 2006; ma lei, a differenza della sottoscritta, realizzava già icone da autodidatta e soprattutto non si è maai limitata a fare icone solo durante i corsi come faccio io, per lei è diventato ora un lavoro a tempo pieno. Ha aperto anche un blog Non solo icone che vi consiglio di sbirciare.

Torniamo alla nostra Vergine di Jaroslav eccola qui terminata.

La mia seconda nuora Annalisa mi ricorda che nella loro nuova casa non hanno ancora un'immagine della Madonna, e io prontamente rispondo che ho scelto questo corso appunto perché sapevo che desiderava un'icona della Madonna.
E' un'icona molto bella, di quelle che avvolgi con lo sguardo e adori da subito.

sabato 15 ottobre 2011

San Simeone

«Ora lascia, o Signore, che il tuo servo
vada in pace secondo la tua parola,
perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza,
preparata da te davanti a tutti i popoli,
luce per illuminare le genti
e gloria del tuo popolo, Israele.»

«Nunc dimittis servum tuum, Domine,
secundum verbum tuum in pace:
Quia viderunt oculi mei salutare tuum
Quod parasti ante faciem omnium populorum
Lumen ad revelationem gentium,
et gloriam plebis tuae Israel.» 

Il Nunc dimittis, la bellissima preghiera che Simeone rivolge a Dio nel contesto della Presentazione di Gesù al Tempio, è anche chiamato Cantico di Simeone e viene recitato o cantato tutti i giorni nella Compieta.

Il Vangelo mette il Nunc dimittis sulle labbra del vecchio Simeone che aveva ricevuto dallo Spirito la promessa di sopravvivere fino alla venuta del Messia, mosso dallo stesso Spirito entra nel Tempio, prende tra le braccia il Bambino Gesù e loda Dio, chiede poi congedo a Dio perché ha potuto vedere il Cristo esprimendo la sua gioia (Lc 2,29-30) e predicendo la gloria del Salvatore.


Nel 2008 mi accingo a frequentare il mio terzo corso con l'intento di raffigurare l'icona di San Simeone.

L'icona che mi accingo a fare è un particolare della Presentazione del Signore al Tempio, in quanto raffigura solo San Simeone con in braccio Gesù, non compaiono Maria e Giuseppe che portano Gesù al Tempio. La Presentazione di Gesù al Tempio, nella Chiesa ortodossa orientale e in alcune Chiese orientali cattoliche, è una delle dodici grandi feste ed è chiamata "Hypapante".



E' una festa del Signore; ricorda uno dei primi episodi della vita di Gesù, narrato in Lc 2,22-39; è celebrata dalla Chiesa Cattolica il 2 febbraio, quaranta giorni dopo il Natale. In precedenza la festa era anche detta della Purificazione di Maria, perché, secondo la legge mosaica la donna che aveva dato alla luce un figlio maschio era considerata impura e non poteva accedere al Santuario per 40 giorni, che raddoppiavano con la nascita di una femmina. Trascorso il periodo, secondo l'usanza ebraica veniva presentato al Tempio, e qui in virtù delle preghiere e delle offerte, avveniva anche la purificazione della madre.

È detta popolarmente Candelora, perché in questo giorno si benedicono le candele, poiché nell'episodio Cristo è detto da Simeone "luce per illuminare le genti".
  


Quando ho visto l'immagine dell'icona originale che dovevamo riprodurre, non ero per nulla felice, la riproduzione era piuttosto rovinata e mi sembrava mancante di colori quindi difficile da riprodurre. Desideravo scrivere un'icona della Vergine e questa non mi soddisfaceva neanche un po'. 

Ma come al solito le strade del Signore non sono le nostre è Lui che muove i nostri passi, e volete sapere cosa penso ora, questa, per motivi diversissimi, è sicuramente tra le icone che preferisco.

Ma non solo, ho scoperto che mia nuora Elisabetta è molto devota a San Simeone e ogni sera ne recita la preghiera così come le aveva insegnato lo zio Carmelo Caporale. 

Come potete immaginare l'icona andrà in dono ad Elisabetta.
Pensate quindi al cuore con cui l'ho realizzata.

Ecco un particolare del busto e lo studio delle luci e dei volti.
vedi anche il post successivo con le immagini dell'icona da me realizzata di San Simeone e il pigmento dioptasio
 






















martedì 11 ottobre 2011

Rito ortodosso di benedizione delle icone

L'icona appena completata dall'iconografo, prima della consegna o dell'uso per la preghiera viene benedetta dal sacerdote.
Le icone da benedire vengono poste su un tavolino, messo davanti all'ambone.
Attorno alle icone vengono posti fiori e viene preparato l'incenso e l'acqua per la benedizione.

I testi variano secondo il soggetto rappresentato dall'icona.
Qui sotto il rito di benedizione per l'Icona di Cristo Pantocrator e le Feste del Signore.
 

Il sacerdote, dopo aver incensato le icone incomincia con una benedizione a Dio:
Sacerdote:    Benedetto sia il nostro Dio, in ogni tempo, ora e sempre e nei secoli dei secoli.
Coro:  Amen
Lettore:        Re Celeste, Consolatore, Spirito di verità, tu che sei presente in ogni luogo e riempi ogni cosa, arca di beni e datore di vita, vieni ed abita in noi, purificaci da ogni macchia e salva, Tu che sei buono, le nostre anime.
Coro:  Santo Dio, Santo Forte, Santo Immortale, abbi pietà di noi!
Santo Dio, Santo Forte, Santo Immortale, abbi pietà di noi!
Santo Dio, Santo Forte, Santo Immortale, abbi pietà di noi!
Santissima Trinità abbi pietà di noi.
Signore, lava i nostri peccati.
Sovrano, perdona le nostre colpe.
Santo, visita e guarisci le nostre infermità.
Signore, pietà. Signore, pietà. Signore, pietà!
Gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo, ora e sempre e nei secoli dei secoli. Amen

Sacerdote:    Padre nostro ...
Coro:  …che sei nei cieli, sia santificato il Tuo nome, venga il Tuo regno, sia fatta la Tua volontà, come in cielo, così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano e rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori e non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal male.

Sacerdote:    Poiché Tuo è il regno, la potenza e la gloria, del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, ora e sempre nei secoli dei secoli.
Coro:  Amen
Sacerdote:    Alleluia, alleluia, alleluia!
Coro:  Alleluia, alleluia, alleluia!
 
Sacerdote:
Signore Dio, Padrone dell'universo, Dio dei nostri Padri, che hai voluto liberare il tuo popolo Israele dall'idolatria, affinché conoscesse te, solo vero Dio, e ti servisse per sempre: gli hai proibito di farsi un'immagine di te, vero Dio, e di venerarla.
Tu, che hai detto a Mosè di costruire l'Arca dell'Alleanza con i Cherubini, in memoria dei tuoi prodigi e dei tuoi benefici: hai comandato di venerarla con timore e rispetto e hai accettato tale venerazione come resa a te.
Tu hai mandato, quando i tempi furono compiuti, il tuo Figlio unico, nostro Signore Gesù Cristo, nato dalla Vergine Maria.
Tu hai accettato, in questo uomo, la condizione di schiavo: tu hai donato l'impronta del tuo santo volto al re Abgar per guarirlo dalla malattia.
O buon Padre e Signore dell'universo: noi abbiamo fatto queste immagini del tuo amato Figlio in ricordo della sua incarnazione salvifica, dei suoi miracoli e di tutti i prodigi che egli ha manifestato al genere umano, mostrandosi come uomo.
Noi le abbiamo fatte non come idoli, ma consapevoli che la venerazione data all'immagine è data all'originale di essa.
Posa il tuo sguardo, con bontà, sopra le nostre icone, e manda su di esse la tua benedizione celeste e la grazia dello Spirito Santo.
Benedici e santificale. Dà loro la forza contro le malattie e gli spiriti del male, ricolmale della forza della tua prima immagine.
Fa che tutti i tuoi fedeli che la venereranno ottengano la salvezza, che siano esauditi e dà loro la tua bontà e la tua grazia.
Tu sei la nostra santificazione e noi diamo gloria a te, con il tuo Figlio unico ed il tuo santo Spirito buono e vivificante, ora e sempre, nei secoli dei secoli.
Coro:  Amen
 
Sacerdote:    Preghiamo il Signore perché ci renda degni di ascoltare il Santo Vangelo.
Coro:  Signore, pietà. Signore, pietà. Signore, pietà!
Sacerdote:    Sapienza! In piedi, ascoltiamo il Santo Vangelo!
Pace a tutti
Coro:  E allo spirito tuo.

Sacerdote:    Lettura del Vangelo secondo Matteo  (Matteo 11, 27-30)
Coro:  Gloria a Te, o Signore, gloria a Te.
Sacerdote:    Stiamo attenti. Disse Gesù ai suoi discepoli: "Tutto è stato dato a me dal Padre mio: e nessuno conosce il Figlio se non il Padre; e nessuno conosce il Padre, eccetto il Figlio e colui al quale il Figlio avrà voluto rivelarlo".
"Venite a me voi tutti che siete affaticati e stanchi, ed io vi darò completo ristoro. Prendete su di voi il mio giogo e imparerete da me, perché sono dolce e umile di cuore; e troverete pace per le vostre anime; perché il mio giogo è soave e il mio peso è leggero".
Coro:  Gloria a Te, o Signore, gloria a Te.
 
Sacerdote:    O Gesù dolcissimo, salvaci.
Coro:  O Gesù dolcissimo, salvaci.
Salva dai mali i tuoi servi, o pieno di misericordia, poiché fiduciosi a Te ricorriamo, Salvatore misericordioso, Sovrano di tutti, Signore Gesù.

Il Sacerdote si prepara a benedire la icona o le icone con l'acqua benedetta e recita a bassa voce:

Sacerdote:    Ascolta, Signore Dio mio, dalla Tua santa dimora e dal trono della gloria del Tuo regno e manda con misericordia la Tua santa benedizione su questa/e icona/e.
Nell'aspersione di quest'acqua benedicila/e e santificala/e.
Dalle (dà loro) la forza di guarigione che allontana ogni malattia, infermità e macchinazione diabolica da tutti coloro che accorreranno ad essa/e e ti imploreranno davanti ad essa/e.
Te lo chiediamo e ci rivolgiamo a Te: che la loro supplica sia sempre ascoltata e ben accolta.

Ora il Sacerdote prosegue ad alta voce:

Per la grazia e la misericordia del tuo unigenito Figlio, con il quale Tu sei benedetto e con il tuo santo e vivificante Spirito, ora e sempre e nei secoli dei secoli.
Coro:Amen

Ora il Sacerdote asperge le icone con l'acqua santa e dice con forza:

Sacerdote:    Questa/e icona/e è (sono) benedetta/e per la grazia del Santissimo Spirito e per l'aspersione di quest'acqua santa, nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.
Questa/e icona/e è (sono) benedetta/e per la grazia del Santissimo Spirito e per l'aspersione di quest'acqua santa, nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.
Questa/e icona/e è (sono) benedetta/e per la grazia del Santissimo Spirito e per l'aspersione di quest'acqua santa, nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.
Coro   Amen

Sacerdote:    Veneriamo la Tua purissima immagine, o Buono, chiedendo perdono delle nostre colpe, o Cristo Dio.
Hai voluto infatti liberamente salire con il Tuo corpo sulla Croce per liberare dalla schiavitù del nemico coloro che Tu hai plasmato. Perciò con riconoscenza gridiamo a Te: hai riempito di gaudio l'universo, o nostro Salvatore, venuto a salvare il mondo

Ora il Sacerdote parla brevemente ai presenti prima di congedarli.

Sacerdote:    Colui che prima della sua passione ha riprodotto su un lino l'immagine del suo purissimo volto divino e umano, Cristo nostro vero Dio, per le preghiere della sua immacolata Madre e di tutti i suoi Santi, abbia pietà di noi e ci salvi, come buono e amico degli uomini.

I presenti si avvicinano per il bacio dell'icona mentre il coro intona il canto finale.

giovedì 29 settembre 2011

Arcangelo Gabriele

Icona di Giovanni Raffa
E già passato un anno dall'inizio della mia avventura, siamo a giugno 2006 e io mi iscrivo al secondo corso di Niguarda.

Questa volta dobbiamo realizzare un Arcangelo e la scelta cade su Gabriele per me, alcuni invece scelgono Michele. Il mio secondo figlio si chiama Gabriele e questa icona è dedicata a lui.


L'angelo Gabriele viene promosso ad arcangelo dai testi dei Vangeli apocrifi, senza che da questo derivi una particolare distinzione iconografica, dipendente piuttosto dall'episodio rappresentato che dagli attributi specifici.

Il suo aspetto rispetta quello dell'angelo: giovane figura androgina alata con il diadema fissato su un nastro per raccogliere i capelli, ai lati del capo solitamente sono raffigurati anche i due laccetti del nastro.
Gabriele è raffigurato con in mano il giglio, portato alla Vergine nell'Annunciazione, ma solitamente, come in questa icona, porta in mano la lunga bacchetta degli ostiari.

Il simbolismo dei colori è sempre di fondamentale importanza nelle icone. In questa raffigurazione, secondo i canoni consueti, l'arcangelo Gabriele porta le vesti degli stessi colori del Cristo adulto, i colori dell'incarnazione: la tunica rossa (segno di divinità) e il manto blu (segno dell'umanità) infatti stanno a significare che Dio si è rivestito della condizione umana per salvare, assumendola, l'umanità. Come per Maria i colori della veste e della tunica sono invertiti.

Arcangelo Gabriele 2006
Devo dire che non è stata un'icona semplice c'è molto assist e ho scoperto di avere qualche difficoltà nel farlo i tratti non sono molto nitidi, comunque sono abbastanza soddisfatta dello svolgimento, dato che è solo la mia seconda icona posso anche permettermi qualche errore, ma anche nella terza e via dicendo...

Mi sono anche cimentata nel realizzare una fitta raggiera all'interno dell'aureola che ha dato un effetto di lucentezza molto particolare, rendendo ancor più preziosa l'immagine, perché i raggi convogliano l'attenzione al centro.

Finalmente dopo anni ho consegnato l'icona a mio figlio, io ero commossa e lui felicissimo, manca ancora la benedizione dell'icona, a questo ci penserà il sacerdote che lo ha sposato.



lunedì 15 agosto 2011

Cristo Pantocratore

Il mio primo corso di iconografia è stato nel luglio del 2005, presso il Convento della Congregazione di San Giuseppe a Milano in zona Niguarda.
Ho realizzato l'icona del Cristo Pantocratore, dal greco pantocrator, significa “Colui che sostiene in se tutte le cose”, è una raffigurazione di Gesù tipica dell'arte bizantina. E' l’espressione dell’epifania del Dio trascendente che ha assunto fattezze umane. Cristo appare come “Colui che dà vita all’essere”, il Signore della vita, l’Onnipotente, il Rex mundi.

E' raffigurato a mezzo busto, con le tre dita della mano destra levate nell'atto di benedire, mentre la sinistra regge un libro aperto o chiuso, simbolo della Sua Legge. Il testo evangelico simboleggia il giudizio divino sul mondo, mentre la mano benedicente indica la misericordia divina incarnata nel Verbo.
Un profondo simbolismo è sotteso alla mano benedicente, infatti questo gesto rivela la divino-umanità di Cristo: le dita incrociate formano l’anagramma di Gesù (IC) Cristo (XC).

Nel volto del Pantocratore si esprime una sconfinata misericordia, un amore doloroso ed appassionato per l’uomo, che lo spinge a morire in croce per ricondurre al Padre l’intera creazione, affinché essa possa partecipare della vita divina. Nell’icona di Cristo noi possiamo contemplare, nei sembianti del Verbo di Dio incarnato, il Mistero stesso dell’incarnazione. La rappresentazione riunisce in sé la forza (il collo rigonfio, segno della presenza dello Spirito Santo che riposa nel Verbo) e una dolcezza infinita che si esprime nello sguardo: Cristo è insieme il Signore e il prototipo dell’umanità trasfigurata.

Le vesti del Cristo sono il  mantello (hymation) e la tunica (chitone) che porta due bande laterali che si sviluppano per la lunghezza dell’abito: il clavo.

I colori delle vesti del Cristo hanno sempre un significato simbolico: il rosso della tunica (il colore degli imperatori) esprime la signoria di Cristo sul mondo e indica la regalità della natura divina, mentre il manto blu indica l’umanità di cui Cristo si riveste nell’Incarnazione. Il clavo dorato esprime la separazione della natura terrena da quella celeste.
Lo sfondo, generalmente dorato, rappresenta la luce increata di Dio, in cui Cristo-Uomo è immerso. Il capo è circonfuso di un nimbo, anch’esso d’oro, ed è il simbolo della luce divina irradiata da Cristo-Dio.

Chissà quanti di voi sono interessati all'iconografia e vorrebbero iniziare a scrivere un icona, ma c'è sempre qualcosa che vi frena, la mancanza di tempo, i soldi, la paura di non farcela e via dicendo, non posso certo convincervi con chissà quali parole, la decisione spetta a voi, io posso solo raccontarvi cosa è successo a me, come sono approdata nel mondo dell'iconografia bizantina lo racconto in "perché un blog", che vi consiglio di leggere.

La guida del corso era il maestro iconografo Giovanni Raffa del Laboratorio Iconografico ”Lo Scriptorium” di San Sisto (Perugia), tutti i corsi del maestro sono articolati su due livelli:
  • un corso introduttivo, per allievi alla prima esperienza iconografica, che solitamente realizzano l’icona del Cristo Pantocratore
  • un corso intermedio, per allievi che hanno già maturato esperienza con altri corsi. Per loro era prevista la realizzazione dell’icona della Vergine con Bambino del tipo “della tenerezza”
Io rientravo appunto nel primo caso essendo alla prima esperienza, ma c'era anche qualcuno che faceva il corso intermedio perché nel 2004 era stato organizzato il primo corso di iconografia e il Pantocrator lo avevano già realizzato.

Ero un po' titubante non sapevo cosa aspettarmi e da subito capii che, contrariamente a ciò che pensavo, di icone ne sapevo ben poco, non solo, non riuscivo a capire il perché di quelle figure così schematiche e soprattutto non immaginavo come da un colore così scuro, il famoso verdaccio realizzato con il pigmento "terra verde brentonico", potesse poi affiorare un volto luminoso.

Il primo corso poi è interessantissimo perché ti forniscono la tavola grezza non gessata e una serie barattolini con i pigmenti dei colori base. La tavola va levigata per bene e poi gessata con la colla di coniglio così si apprendono tutte le fasi della gessatura.  Una volta asciutto il gesso va nuovamente levigato con la pietra pomice e infine con carta vetrata finissima.

Ti viene fornita anche una scheda con lo schema/disegno dell'icona che devi realizzare, il disegno viene poi trasportato sulla tavola gessata utilizzando l'antico metodo del ricalco, ovvero si cosparge il retro del disegno con un batuffolo di cotone e il pigmento rosso ercolano, il disegno viene poi appoggiato sulla tavola e si procede al ricalco ripassando le linee del disegno con una penna. L'effetto è sorprendente, appare una grafia rosso sanguigna sulla tavola, grafia che viene poi ripassata con un pennello sottilissimo e del pigmento miscelato con un'emulsione all'uovo. Le icone si dipingono, o meglio si scrivono, con una emulsione formata da tuorlo di uovo, vino e di essenza di lavanda. Sono simboli rispettivamente: della risurrezione di Gesù, anticamente infatti la risurrezione veniva paragonata al pulcino che spezza il guscio ed esce dall’uovo; del sacrificio, dove Gesù offre il vino dicendo che è il suo sangue;  del profumo, come ricordo dell’unzione con un balsamo da 300 denari di Maria Maddalena a Betania, segno della dedizione completa dell’uomo al mistero di Dio. 

Il passaggio successivo è la doratura, è indispensabile circoscrivere la parte che verrà dorata, ad esempio volendo fare solo l'aureola deve essere incisa con il compasso usando due punte d'acciaio, tutta la parte da dorare deve essere trattata con un'apposita missione che cambia in base al tipo di doratura che si vuole fare: a decalco o a Bolo (i principianti come me iniziano ovviamente con il decalco). Sulla superficie si passa due volte una missione detta anche turapori fatta con gommalacca decerata e alcool al 95°. Una volta asciugato il turapori si mette la missione ad olio che asciuga perfettamente in circa tre ore, nel frattempo che asciuga si prosegue nello studio dei particolari dell'icona allenandosi su fogli con la grafia e gli schiarimenti. Dopo tre ore l'aureola è pronta per essere dorata e qui viene il bello, ci vuole mano ferma e sicura per procedere ad applicare i foglietti d'oro sull'aureola. Prima di prendere la mano è facile sprecare diversi foglietti perché basta un respiro troppo forte per far volare e arricciare il foglietto d'oro. 
A questo punto mi stavo già scoraggiando e mi sembrava troppo difficile ma poco alla volta sono giunta alla fine della mia doratura.
Conclusa la doratura si lascia asciugare almeno un'ora e poi si toglie l'oro in eccesso con un batuffolo di cotone, infine si procede a preservarlo ripassando nuovamente la gommalacca decerata.


L'aureola o nimbo, è segnata da una croce contenente delle lettere greche  che significano  “Io sono colui che è” (Es 3,14), il nome sacro di Dio in forma contratta.

L'iscrizione con il nome di Gesù  è posta ai lati, ed è scritta solitamente con il pigmento rosso. Sulla tavola troviamo infatti IC XC: che sono la prima e l’ultima lettera del nome di Gesù  IESUS e il suo titolo peculiare XRISTOS, la linea ondulata sopra IC XC indicano appunto questa contrazione.




Ora non sto qui a raccontarvi tutto il resto del procedimento perché altrimenti non finisco più, ma man mano che il lavoro procedeva mi rendevo conto che ero completamente affidata a Dio perché guidasse la mia mano e al maestro iconografo che mi introduceva a scoprirne i significati. 


Non possiedo più la mia prima icona perché insieme a mio figlio maggiore l'ho donata a don Pino, il sacerdote che lo ha sposato e seguito a partire dall'università. Purtroppo non avevo fatto alcuna fotografia perciò l'icona quì raffigurata e quella realizzata dal mio maestro Giovanni Raffa.

sabato 30 luglio 2011

L'iconografia è un lavoro d'amore



L'iconografia è soprattutto un lavoro d'amore, che la mia cara amica suor Maria Gloria Riva – monaca dell’Adorazione Eucaristica, ben esprime:

“C’è un nesso profondo fra arte e preghiera, fra icona e mistero, fra cuore e mano.
Quello che colpisce nell'iniziare a dipingere icone è che non puoi barare. Viene fuori subito la tua umanità, così come è. Lo sguardo del Cristo che prende forma sotto i tuoi occhi è lo sguardo con cui tu ti guardi e con cui Dio - almeno secondo la tua percezione - guarda te. […]

L'icona emerge dal colore bruno della terra, dall'oscurità della tua umanità. Ci si accorge al termine che anche i toni scuri hanno il loro senso, portano il loro insostituibile contributo. É ciò che accade nella nostra vita: il nostro peccato ci trascina nell'oscurità eppure è proprio alla luce del nostro essere peccatori che possiamo comprendere meglio la grazia della salvezza e il cuore del Salvatore. Così, nell’icona, ogni colore, ogni sfumatura ha un suo significato.
Diventare iconografi è un cammino”. […]

Preghiera che l'iconografo recita prima di iniziare a scrivere un'icona.

O Divino Maestro,
fervido artefice di tutto il creato,
illumina lo sguardo del tuo servitore,
custodisci il suo cuore,
reggi e governa la sua mano
affinché degnamente
e con perfezione
possa rappresentare la tua immagine
per la gloria, la gioia e la bellezza
della tua santa Chiesa.
Amen