martedì 18 dicembre 2012

Mistero e stupore

“La vergine è pallida e guarda il bambino. Ciò che bisognerebbe dipingere sul suo volto è uno stupore ansioso che è comparso una volta soltanto su un viso umano. Perché il Cristo è suo figlio, carne della sua carne e sangue delle sue viscere.
L’ha portato in grembo per nove mesi, gli offrì il seno, e il suo latte diventerà sangue di Dio.
Qualche volta la tentazione è così forte da farle dimenticare che è Dio. Lo stringe tra le braccia e dice: “bambino mio”.
Ma altri momenti rimane interdetta e pensa: “lì c’è Dio”.
E viene presa da un religioso orrore per quel Dio muto, per quel bambino che incute timore. Tutte le madri in qualche momento si sono arrestate così di fronte a quel frammento ribelle della loro carne che è il loro bambino, sentendosi in esilio davanti a quella vita nuova che è stata fatta con la loro vita e che è abitata da pensieri estranei.
Ma nessun bambino è stato strappato più crudelmente e più rapidamente di questo da sua madre, perché è Dio e supera in tutti i modi ciò che essa può immaginare....
Ma penso che ci siano anche altri momenti, fuggevoli e veloci, in cui essa avverte nello stesso tempo che il Cristo è suo figlio, il suo bambino, ed è Dio. Lo guarda e pensa: “Questo Dio è mio figlio. Questa carne divina è mia carne. È fatto di me, ha i miei occhi, la forma della sua bocca è la forma della mia, mi assomiglia. È Dio che mi assomiglia”.
Nessuna donna ha mai potuto avere in questo modo il suo Dio per sé sola, un Dio bambino che si può prendere tra le braccia e coprire di baci, un Dio caldo che sorride e respira, un Dio che si può toccare e che ride.
È uno di questi momenti che dipingerei, se fossi pittore, Maria.

Sapete chi ha scritto queste bellissime righe sulla Vergine Maria?

Non lo immaginereste mai, si tratta del padre dell'esistenzialismo, il filosofo francese che sposò, come molti suoi contemporanei, la rivoluzione marxista,  fondando anche un nuovo partito politico, il Rassemblement Démocratique Révolutionnaire: Jean Paul Sartre. 

Lui, che non era cristiano e scriveva frasi come queste: "La società rispettabile credeva in Dio per evitare di doverne parlare";  "Quando Dio tace, gli si può far dire quello che si vuole"; ha saputo cogliere tutto il Mistero che c'è nello sguardo di Maria su Gesù.

  

giovedì 13 dicembre 2012

Canzone alla Vergine

di Francesco Petrarca

Vergine bella, che di sol vestita,
coronata di stelle, al sommo Sole
piacesti sì, che 'n te Sua luce ascose,
amor mi spinge a dir di te parole:
ma non so 'ncominciar senza tu' aita,
et di Colui ch'amando in te si pose.
Invoco lei che ben sempre rispose,
chi la chiamò con fede:
Vergine, s'a mercede
miseria extrema de l'humane cose
già mai ti volse, al mio prego t'inchina,
soccorri a la mia guerra,
bench'i' sia terra, et tu del ciel regina.

Vergine saggia, et del bel numero una
de le beate vergini prudenti,
anzi la prima, et con piú chiara lampa;
o saldo scudo de l'afflicte genti
contra colpi di Morte et di Fortuna,
sotto 'l qual si trïumpha, non pur scampa;
o refrigerio al cieco ardor ch'avampa
qui fra i mortali sciocchi:
Vergine, que' belli occhi
che vider tristi la spietata stampa
ne' dolci membri del tuo caro figlio,
volgi al mio dubbio stato,
che sconsigliato a te vèn per consiglio.

Vergine pura, d'ogni parte intera,
del tuo parto gentil figliola et madre,
ch'allumi questa vita, et l'altra adorni,
per te il tuo figlio, et quel del sommo Padre,
o fenestra del ciel lucente altera,
venne a salvarne in su li extremi giorni;
et fra tutt'i terreni altri soggiorni
sola tu fosti electa,
Vergine benedetta,
che 'l pianto d'Eva in allegrezza torni.
Fammi, ché puoi, de la Sua gratia degno,
senza fine o beata,
già coronata nel superno regno.

Vergine santa d'ogni gratia piena,
che per vera et altissima humiltate
salisti al ciel onde miei preghi ascolti,
tu partoristi il fonte di pietate,
et di giustitia il sol, che rasserena
il secol pien d'errori oscuri et folti;
tre dolci et cari nomi ài in te raccolti,
madre, figliuola et sposa:
Vergina glorïosa,
donna del Re che nostri lacci à sciolti
et fatto 'l mondo libero et felice,
ne le cui sante piaghe
prego ch'appaghe il cor, vera beatrice.

Vergine sola al mondo senza exempio,
che 'l ciel di tue bellezze innamorasti,
cui né prima fu simil né seconda,
santi penseri, atti pietosi et casti
al vero Dio sacrato et vivo tempio
fecero in tua verginità feconda.
Per te pò la mia vita esser ioconda,
s'a' tuoi preghi, o Maria,
Vergine dolce et pia,
ove 'l fallo abondò, la gratia abonda.
Con le ginocchia de la mente inchine,
prego che sia mia scorta,
et la mia torta via drizzi a buon fine.

Vergine chiara et stabile in eterno,
di questo tempestoso mare stella,
d'ogni fedel nocchier fidata guida,
pon' mente in che terribile procella
i' mi ritrovo sol, senza governo,
et ò già da vicin l'ultime strida.
Ma pur in te l'anima mia si fida,
peccatrice, i' no 'l nego,
Vergine; ma ti prego
che 'l tuo nemico del mio mal non rida:
ricorditi che fece il peccar nostro,
prender Dio per scamparne,
humana carne al tuo virginal chiostro.

Vergine, quante lagrime ò già sparte,
quante lusinghe et quanti preghi indarno,
pur per mia pena et per mio grave danno!
Da poi ch'i' nacqui in su la riva d'Arno,
cercando or questa et or quel'altra parte,
non è stata mia vita altro ch'affanno.
Mortal bellezza, atti et parole m'ànno
tutta ingombrata l'alma.

Vergine sacra et alma,
non tardar, ch'i' son forse a l'ultimo anno.
I dí miei piú correnti che saetta
fra miserie et peccati
sonsen' andati, et sol Morte n'aspetta.

Vergine, tale è terra, et posto à in doglia
lo mio cor, che vivendo in pianto il tenne
et de mille miei mali un non sapea:
et per saperlo, pur quel che n'avenne
fôra avenuto, ch'ogni altra sua voglia
era a me morte, et a lei fama rea.
Or tu donna del ciel, tu nostra dea
(se dir lice, e convensi),
Vergine d'alti sensi,
tu vedi il tutto; e quel che non potea
far altri, è nulla a la tua gran vertute,
por fine al mio dolore;
ch'a te honore, et a me fia salute.

Vergine, in cui ò tutta mia speranza
che possi et vogli al gran bisogno aitarme,
non mi lasciare in su l'extremo passo.
Non guardar me, ma Chi degnò crearme;
no 'l mio valor, ma l'alta Sua sembianza,
ch'è in me, ti mova a curar d'uom sí basso.
Medusa et l'error mio m'àn fatto un sasso
d'umor vano stillante:
Vergine, tu di sante
lagrime et pïe adempi 'l meo cor lasso,
ch'almen l'ultimo pianto sia devoto,
senza terrestro limo,
come fu 'l primo non d'insania vòto.

Vergine humana, et nemica d'orgoglio,
del comune principio amor t'induca:
miserere d'un cor contrito humile.
Che se poca mortal terra caduca
amar con sí mirabil fede soglio,
che devrò far di te, cosa gentile?
Se dal mio stato assai misero et vile
per le tue man' resurgo,
Vergine, i' sacro et purgo
al tuo nome et penseri e 'ngegno et stile,
la lingua e 'l cor, le lagrime e i sospiri.
Scorgimi al miglior guado,
et prendi in grado i cangiati desiri.

Il dí s'appressa, et non pòte esser lunge,
sí corre il tempo et vola,
Vergine unica et sola,
e 'l cor or coscïentia or morte punge.
Raccomandami al tuo figliuol, verace
homo et verace Dio,
ch'accolga 'l mïo spirto ultimo in pace.

lunedì 10 dicembre 2012

Vergine Eleousa

Vergine Eleousa
Vergine elousa

L'immagine scelta per il mio studio è una Madonna della tenerezza, o Vergine Eleousa: per i greci Eleousa=che prova tenerezza, per i russi Umilienie=che suscita tenerezza.
L'affresco si trova  nella Chiesa di San Salvatore in Chora, esattamente nell'abside (punto 3 piantina a fianco) della navata laterale dove è collocata la cappella funebre "il paraekklesion".

Maria sembra con le sue mani porgere in dono il figlio, non lo avvolge stretto stretto come ogni mamma fa, anche a lei è stato dato in dono. Come in tutte le icone mariane lo sguardo della Madonna non si rivolge al Bambino, i suoi occhi pensosi e tristi guardano lontano, questo perché Maria sa bene che non possiede il proprio figlio, ma lo accoglie come dono assoluto e lo dona a noi. In cuor suo sa il destino a cui è chiamato il figlio, così è scritto nel Vangelo "...Maria , da parte sua serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore", Lc 2, 19.

Il bambino Gesù è luminoso, la sua veste è candida, il manto giallo con riflessi oro.  Come in tutte le Madonne della tenerezza Gesù adagia la sua gota sulla guancia della mamma Maria, in un atteggiamento che sembra quasi  consolarla, con una mano l'abbraccia, mentre con l'altra mano regge il rotolo della Buona Novella.

Come potete immaginare il lavoro è lungo e siamo solo agli inizi, nei prossimi post inizierò a mostrare le tappe della realizzazione dell'icona.

domenica 18 novembre 2012

Chiesa di San Salvatore in Chora

Eccomi al mio ottavo corso di icone, è iniziato a Busto Arsizio a novembre 2012 e terminerà nel maggio 2013. Questa volta faremo lo studio completo di un'icona della Madre di Dio, è previsto lo studio personale dell'immagine scelta, dopo di ché verrà ricavata la grafia, schiarimenti e colorazioni sotto la guida del maestro Giovanni Raffa.

Alla fine del corso precedente mi ero già messa alla ricerca del soggetto del corso successivo ed ero indecisa tra diverse icone che mi piacevano, alla fine della selezione ne erano rimaste due: una Vergine della tenerezza in piedi, oppure la Madonna della Passione a mezzo busto. 

A metà settembre è nata la mia seconda nipotina Cecilia, a questo punto la scelta poteva essere solo la Vergine della Tenerezza. Eh sì, il Signore sta realmente muovendo ogni passo in questa mia avventura, come ho già scritto in un altro post, nelle icone di misura, generalmente è raffigurato il santo protettore da cui il bambino ha ricevuto il nome di Battesimo, ma può anche essere l’immagine della Madre di Dio. Questa icona della Vergine è dedicata alla mia piccola principessina Cecilia.

L'icona originale della Vergine Eleousa che ho scelto, per una fortuita concidenza si trova anch'essa della Chiesa di San Salvatore in Chora, come l'altra icona di misura di San Pietro, a questo punto è doveroso scrivere qualche riga su questa Chiesa.

San Salvatore in Chora - facciata occidentale
San Salvatore in Chora si trova nel quartiere occidentale di Istanbul, è uno dei piu importanti esempi di architettura bizantina sacra. Il termine chora (campagna) perché fu edificata nel V secolo originariamente fuori dalla cinta muraria costantiniana a difesa della città, per questo fu chiamata 'in Chora', ma, successivamente, all'inizio del 400, con la costruzione della cinta muraria teodosiana venne inserita all'interno della città mantenendone ugualmente il nome.
Un'interpretazione più recente mette invece il termine chora in relazione alle definizioni di "Colui in cui si ritrovano i viventi" (Chora ton zoonton) e di "Colei che ha contenuto l'Incontenibile" (Chora tou achoretou) attribuite rispettivamente al Cristo e alla Vergine nei mosaici all'interno della chiesa.
La maggior parte della costruzione oggi visibile risale alla prima ricostruzione tra il 1077 e il 1081 a cui ne seguì una seconda.
Paraekklesion  - ingresso
Con le sue sei cupole di cui quella più grande è di circa 8 metri, pur essendo una piccola chiesa rispetto agli altri edifici di culto di Istanbul, entrando risplende di una imponenza non indifferente. Gran parte di questo splendore è dovuto anche al notevole ciclo iconografico che fu realizzato tra il 1315 e il 1321, su commissione del logoteta Teodoro Metochite (clicca per ammirare 47 immagini).
Con la conquista ottomana, la chiesa subì la trasformazione in moschea, e, nel 1511 subì un'importante mutilazione dei mosaici che furono ricoperti con uno strato di calce, questo perché la religione islamica è contaria alla rappresentazione di figure umane.
Fortunatamente però nel 1948 fu chiusa a culto per un importante restauro, dieci anni dopo, nel 1958, divenne museo. Grazie anche a questo fatto, noi oggi possiamo ammirare lo spendore di questi mosaici e affreschi che sono  tra i più importanti dell'arte bizantina.

Nell'esonartece, troviamo l'Incarnazione con il ciclo dell'infanzia di Cristo (originariamente formato da 14 scene); nell'esonartece e nella navata laterale, il ciclo della Salvezza con il ministero di Cristo (originariamente 32 scene); nell'endonartece, ciclo della Vergine (originariamente 20 scene). Nella cappella funeraria indicata qui stotto come Parakklesion, si trova il ciclo della Resurrezione.


Nei prossimi post parlerò della Vergine Eleousa.

giovedì 11 ottobre 2012

L'abbraccio di Gesù e Giovanni


Come vi avevo già detto nei precedenti post questa è l'icona di misura che ho realizzato per il piccolo Giovanni, per la sua mamma Francesca e per il suo papà Luca.
Sono molto felice di questa icona, invece che realizzare solo San Giovanni ho voluto donare l'abbraccio più desiderato da ogni cristiano, quello di Gesù al suo apostolo prediletto: Giovanni.



Questo è lo sviluppo dell'icona più grande con il primo schiarimento del volto di Giovanni.




















Riflettendo a posteriori, in questo mio settimo corso mi rendo conto che ho un po' esagerato cimentandomi con due icone contemporaneamente, così non sono riuscita a finirne nessuna delle due.

L'icona più grande era così come l'immagine qui a fianco, mancava il fondo, la scritta, la culla e ovviamente la protezione con l'olifa..




Ed ora rieccomi qui con l'icona grande finalmente terminata, la fotografia non dà ragione della bellezza insperata del risultato.







Questa è la fotografia dell'icona piccola con solo la doratura.

L'icona a fine corso non era terminata, c'erano tutte le campiture e gli schiarimenti delle vesti, mancavano solo le scritte, che ora ho fatto e gli ultimi schiarimenti dei volti.
Dopo il risultato di quella grande, non ero soddisfatta dei volti, così ho cancellato tutto, pubblicherò l'immagine definitiva quando sarà finita.





sabato 29 settembre 2012

Iconografia di San Giovanni apostolo e evangelista


Ci sono due raffigurazioni comuni dell'apostolo Giovanni: come l'allievo e “il discepolo che Gesù amava”, e un'altra come "il Teologo".
Nella raffigurazione del giovane apostolo Giovanni solitamente ha il capo reclinato sul petto di Cristo durante l'Ultima Cena.

Gesù, Pietro e Giovanni, particolare della Cappella degli Scrovegni di Giotto a Padova

Lo si trova anche partecipe dei momenti più intimi della vita del Cristo, in ogni icona che mostra scene della vita di Cristo, è l’unico tra i suoi a essere presente anche ai piedi della Croce. Lo troviamo raffigurato nella Trasfigurazione e nelle icone che riportano gli Atti degli Apostoli come: l'Ascensione o la Pentecoste. San Giovanni in queste icone è sempre indicato come un giovane imberbe dai capelli castani, di poco più di sedici anni di età.

Giovanni il teologo invece è solitamente dipinto in un "ritratto", piuttosto che come parte di una scena biblica, allora egli viene indicato come l'anziano: Giovanni "il Teologo". In questo caso è raffigurato circa 60 anni dopo la risurrezione di Cristo. Esiliato sull'isola di Patmos scrive sia il Vangelo di Giovanni sia l'Apocalisse.
È rappresentato con una lunga barba bianca e la fronte alta, con in mano il libro del Vangelo che gli ha portato il suo titolo "il Teologo", spesso il libro è mostrato aperto a rivelare alcuni versi tratti dal vangelo. Può essere raffigurato anche con l'aquila, che è appunto simbolo di Giovanni e del suo Vangelo.

Chiesa di Santa Maria del Popolo, Roma
Particolare della volta del Coro
San Giovanni con l'aquila. Pinturicchio

  



Della vita e morte di Gesù, Giovanni è uno dei più significativi testimoni: a lui sono infatti attribuiti il quarto Vangelo, tre lettere, il Libro dell’Apocalisse e il libro della Rivelazione, che chiude il Nuovo Testamento e che gli vale la definizione di teologo per eccellenza. 
Difatti, non è un caso che nelle icone San Giovanni apostolo ed evangelista sia raffigurato nell’atto di allungare le braccia verso Dio per ricevere lo Spirito Santo, che solo può dare la capacità di comprendere le cose del Padre e di scriverle per farle giungere al cuore degli uomini. 

Per l'icona di misura dedicata al piccolo Giovanni Sgaria, ho scelto il giovane Giovanni, perché l'apostolo più amato da Gesù non potevo raffiguralo da solo, riesco a vederlo solo in un tenero abbraccio con Gesù e con la testa appoggiata al suo petto, un po' come il mio piccolo Giovanni abbracciato ad ogni persona che gli fa un sorriso.
 
Durante la mia piccola ricerca iconografica devo dire che l'immagine più bella che ho trovato di questo abbraccio è ancora quella che ho scelto come avatar quando ho aperto questo blog, è un'icona realizzata da Fabio Nones.

  

E' molto bella anche quella realizzata dal mio maestro per l'ultima cena di Casorate dove però non è così evidente l'abbraccio di Gesù a Giovanni. 



Così, giusto per non farmi mancare nulla, ho deciso di fare due icone, una più grande e una più piccola.

Vedi anche:
L'abbraccio di Gesù e Giovanni
Icona di musura, corso ad hoc

lunedì 16 luglio 2012

Icona di misura corso ad hoc

E' nato Giovanni, figlio di mio nipote Luca e di sua moglie Francesca, un bimbo bellissimo che dispensa sorrisi a tutti e sta volentieri in braccio anche a chi vede per la prima volta.
In occasione del suo Battesimo ho iniziato per lui un'altra icona di misura ovviamente avente come soggetto San Giovanni apostolo.


Il mio maestro Giovanni Raffa su invito di Giuliano Melzi decide di organizzare un corso a Niguarda dal 2 al 13 luglio 2012, proprio sulle icone di misura e devo dire che capita proprio a fagiuolo.

Ho anche una bella notizia da darvi, Giuliano e Giovanni sono intenzionati ad organizzare altri corsi sulle icone di misura per far conoscere questa particolare forma di icone dedicate. Al termine del corso ci siamo riuniti, tutti i corsisti erano concordi, con il maestro Giovanni e con il suo valido aiutante Giuliano organizzatore dei corsi, nell'approfondire e proseguire lo studio dell'icona di misura.

Chi fosse interessato si rivolga a Giuliano, trovate indicazioni sul sito: http://www.iconedimisura.it/


venerdì 23 marzo 2012

San Pietro: realizzazione icona di misura

Arriva novembre 2011, ed inizia il corso a Busto Arsizio, il corso è articolato in sei sessioni di due giorni a cadenza mensile nel fine settimana, i laboratori si alternano a lezioni teologiche e iconografiche in cui vengono invitati a parlare anche altri iconografi, è possibile trovare informazioni sul sito dell'Associazione di Iconografia Cristiana San Giuseppe che organizza i corsi. 

Finalmente si parte, presento la mia ricerca iconografica su San Pietro al maestro Giovanni Raffa e inizio lo studio del disegno su cartoncino della mia icona di misura.
Giovanni mi spiega l'immagine del Santo patrono non appare mai da sola, solitamente è raffigurata anche la mano benedicente di Dio che esce dai cieli posti a lato o al centro dell’icona in alto. Nel mio caso decidiamo di metterla a lato per non interferire con l’aureola. 
Nelle prime due sessioni di novembre e dicembre finisco lo studio del disegno, lo trasferisco su lucido e poi con la carta carbone sulla tavola. 

A gennaio e febbraio, ripasso la grafia sulla tavola e inizio a preparare le parti da dorare, prima incidendole all’esterno con il compasso o con una puntasecca, poi dopo averle pulite ben bene con l’alcool, stendo a piccoli tratti il bolo preparato con una miscela di albume e acqua. 5 o 6 passaggi, ogni volta attendo che si asciughi bene e proseguo fino a che tutta la superficie da dorare ha raggiunto lo stesso colore del bolo iniziale.
Le parti che ho dorato sono: il clavo e due strisce alla fine dell’abito e ovviamente il nimbo, ovvero l'aureola di luce che circonda il capo.


Dopo essermi accertata con un batuffolo di cotone della perfetta asciugatura, ho passato il bolo con una carta vetrata sottilissima 1200 e poi con la carta vetrata in pannetto, infine nuovamente con del cotone per lucidare il bolo e ripulirlo dai residui. Alla fine ho applicato una mano di acqua e albume (1 parte di albume e 3 di acqua) per inumidirlo prima di mettere l’oro, facendo attenzione a non ripassare due volte sulla parte già data.
Il giorno dopo ho iniziato la doratura posizionando la tavola inclinata per poter passare la grappa sul bolo con il pennello senza farla gocciolare. Immediatamente dopo con l’aiuto del cuscinetto, dell’apposito coltello e pennellessa per doratura ho posizionato un quadratino alla volta l’oro sulla tavola fino a ricoprire tutte le superfici desiderate, poi ho premuto leggermente l’oro con il bombasino e infine ho passato leggermente il cotone per farlo aderire bene. Dopo qualche ora quando la doratura era perfettamente asciutta ho tolto l’oro in eccesso con un batuffolo di cotone e ho iniziato la brunitura con la pietra d’agata. Ho grattato con la matita di vetro l’oro che era fuoriuscito dal disegno e per finire ho passato una sottile pennellata di gommalacca decerata a protezione dell’oro.



Tra un’asciugatura e l’altra ho studiato su carta la scritta del nome del Santo e l’ho poi riportata sulla tavola in alto a sinistra. Nell’Antico Testamento il nome è comunicazione della sostanza: con l’iscrizione l’immagine è collegata a colui che vi è rappresentato. 

Volendo capire bene i vari passaggi dello schiarimento del volto ho deciso di fare prima uno studio su una tavoletta di prova, dopo di ché rifarò lo stesso procedimento sull'icona iniziando con lo  schiarimento di barba e capelli, poi passerò al volto, per finire con mani e piedi. 

Nel frattempo volendo far risaltare maggiormente il volto di Pietro, con un’agata a punta ho realizzato una raggiera sul nimbo ottenendo degli effetti di luce particolari che potete intravedere nell'immagine qui a fianco.   
Poi ho proseguito con il lavoro sulla tavola  mettendo il sankir su volto capelli, mani e piedi, poi ho dato una prima campitura sul manto, sulla veste, sul firmamento e sullo sfondo. 


 

Prima di iniziare con gli schiarimenti degli abiti ho fatto uno studio degli stessi su dei cartoncini, poi hoi rifatto il lavoro sulla tavola. Alla fine di ogni schiarimento passavo una velatura con l’ocra sul manto e una velatura con il lapislazzulo sull’abito.
Poco alla volta è apparsa la luce sul manto e sull’abito con un effetto sorprendente. Per risaltarla ancora di più ho nuovamente velato le parti in ombra.


Ho ripassato di nuovo il fondo dell’icona schiarendolo leggermente fino ad ottenere un beige chiaro e ho cercato di dare più calore al prato con velature ocra perché era un po’ freddo come colori.





Ora non mi resta che curare bene i dettagli, il rotolo, le chiavi in mano a San Pietro, la mano benedicente di Dio e le stelle del cielo.






 








A questo punto resterà solo l’iscrizione del nome e il bordo rosso. In ogni icona viene ricavata a colpi di scalpello una specie di cornice, una "finestra" quasi, che crea un distacco tra noi uomini e la divinità rappresentata, viene chiamata "culla". L’icona è poi definita da un bordo rosso che insieme alla culla, segna il confine tra realtà visibile invisibile.

Trascorsi almeno tre mesi dalla fine dell’icona potrò stendere l’olifa. L’olifa è un olio di lino particolare di tradizione russa, viene applicato in strati molto sottili come protettivo finale delle icone, questa, a differenza di altre vernici a base chimica che creano una pellicola sull’icona, essendo oleosa, penetra nei colori e nella tavola con un procedimento di protezione molto più naturale che non aggredisce i pigmenti e la missione all’uovo utilizzata per stenderli. Inoltre dicono che esalta i chiaroscuri e le velature facendo riaffiorare la miscela con l'uovo.

Il corso è terminato, si è concluso con la Santa Messa in cui sono state benedette tutte le icone, la chiesa era stracolma perché erano presenti circa 60 corsisti e anche dei famigliari degli stessi venuti per l'occasione. Alla fine si è festeggiato mangiando ciò che ognuno aveva liberamente portato.

Tra i tanti corsi che ho fatto, questo è quello a cui tengo in modo particolare, sarà un po' anche il cuore di nonna che fa la sua parte, ma al di là di questa preferenza, è stato veramente un bel corso, per diversi motivi.
Primo, ho convinto anche la mia amica Mariella a frequentare il corso principianti, e questo mi ha reso felice perché è bello condividere un pezzo di strada insieme.
Secondo, per i tanti corsisti che ho conosciuto, a Busto Arsizio c'è una vera e propria scuola di iconografia dove lavorano contemporaneamente più maestri con corsi diversificati, sia per i vari livelli di preparazione corsisti, sia per la varietà dei soggetti realizzati.
Terzo, ma non meno importante, su suggerimento di Giovanna e invito del maestro Raffa, ognuno ha preparato una scheda sul Santo prescelto dicendo anche perché lo aveva scelto, e cosa voleva dire per lui scrivere quella icona. Sentire come ognuno era arrivato a scegliere il Santo o come invece il Santo aveva scelto lui è stato di una commozione sconvolgente.
Sono particolarmente felice e contenta di questa condivisione e della capacità del nostro maestro di tirare fuori il meglio da ognuno di noi.
Su questo documento dell'Associazione di Iconografia San Giuseppe potete leggere le relazioni degli incontri tenuti durante il corso 2011-2012 e da pag. 26 in poi troverete le relazioni sui vari santi.

Molti poi hanno partecipato alla mostra di icone "I Santi e le loro storie" che si è tenuta nella parrocchia di San Cristoforo ad Ossona nel luglio 2012, alla mia icona mancava qualche particolare, così non ho potuto partecipare.

San Pietro, Icona di misura , 2012

Ecco l'icona di misura terminata per la felicità del mio piccolo nipotino Pietro che ha da poco compiuto 4 anni.


Vedi anche i due post introduttivi a questo:

San Pietro, studio iconografico
Una nuova scoperta l'icona di misura
 

San Pietro: studio iconografico

Per poter realizzare l'icona di misura dedicata al mio nipotino Pietro ho fatto una ricerca iconografica, tra le tante rappresentazioni trovate ne ho scelte tre:



1) il mosaico bizantino del 14 sec raffigurante san Pietro che si trova in Turchia a Istanbul nella Chiesa di S. Salvatore in Chora collocato nell’esonartece porta d'ingresso all'endonartece, Salvatore con ai lati San Pietro e San Paolo.









 
2) un’icona recente raffigurante San Pietro e San Paolo realizzata da Fabio Nones che riprende la maestosità del mosaico utilizzando i colori propri attribuiti a San Pietro.







3) ed infine il particolare del volto di San Pietro raffigurato nell’ultima cena dal maestro Giovanni Raffa a Casorate Primo (PV).

 
Un ruolo non indifferente nella nascita dell’iconografia di San Pietro è giocato dalla necessità di discernerlo da San Paolo assieme al quale fin dall’antichità viene ritratto in moltissime occasioni. L’iconografia è molto antica e varia, tuttavia a partire dal IV secolo si definisce una tipologia che rimarrà pressoché invariata nel tempo che permette di riconoscerli con estrema facilità rispetto a tutti gli altri apostoli.
Paolo è rappresentato con pochi capelli, alta fronte e la barba che scende lunga; in mano quasi sempre ha il libro delle sue lettere (in occidente più frequentemente la spada).

Pietro è un uomo di mezza età dai tratti marcati e popolani, vigoroso, si distingue per i capelli ricciuti e bianchi e la corta barba, la fronte piuttosto bassa, ed indossa un mantello giallo e una veste azzurra o verde.
La simbologia cromatica rimane immutata sia nell’arte occidentale che in quella orientale, ad esempio nelle icone bizantine. 
Al blu dell’abito possono esser ricondotti molteplici significati: richiamo al suo lavoro di pescatore, ma anche riferimento al suo incarico di guardiano celeste, e a queste interpretazioni si aggiunge il valore del blu nell’arte Bizantina riconducibile alla sua condizione di umanità. 
La stola gialla, con ancora maggiore carica simbolica, ricopre con un’aura di santità quello che è il suo compito identificato nel blu della veste. A questi due colori, che ricorrono con discreta frequenza, si affianca la variante della veste bianca col manto rosso, allusive alla purezza spirituale e al martirio.

Il primo simbolo che caratterizza la figura di Pietro e dei suoi successori è la ‘Cattedra’, segno della potestà di insegnare, confermare, guidare e governare il popolo cristiano, la ‘cattedra’ è inserita nel grande capolavoro della “Gloria” del Bernini, che sovrasta l’altare maggiore in fondo alla Basilica Vaticana, a sua volta sovrastata dall’allegoria della colomba, raffigurante lo Spirito Santo che l’assiste e lo guida.

Il secondo simbolo, il più diffuso, è lo stemma pontificio, comprendente una tiara, copricapo esclusivo del papa con le chiavi incrociate. La tiara porta tre corone sovrapposte, quale simbolo dell’immensa potestà del pontefice (nel pontificale romano del 1596, la tiara o triregno, stava ad indicare il papa come padre dei principi e dei re, rettore del mondo cattolico e Vicario di Cristo). Questo simbolo perpetuato e arricchito nei secoli da artisti insigni, nelle loro opere di pittura, scultura, araldica, raffiguranti i vari papi, oggi non è più usata e nelle cerimonie d’incoronazione è stata sostituita dalla mitria vescovile. Questo ad indicare che il papa più che essere al disopra di tutti regnanti, è invece vescovo tra i vescovi e che il suo primato è tale perché vescovo di Roma, a cui la tradizione apostolica millenaria aveva affidato tale compito.

A collocare con ulteriore chiarezza la figura di San Pietro nelle immagini sacre è una ristretta serie di attributi: in mano una o più chiavi, e spesso un cartiglio che contiene la scritta della professione di fede di Mt 16,16:“Tu sei il Cristo,figlio del Dio vivente”.
La Consegna delle Chiavi (Mt 16,15-21) “Ora, anch’io ti dico che tu sei Pietro, e su questa pietra edificherò la mia Chiesa, e le porte dell’Ade non prevarranno contro di essa. Ti darò le chiavi del regno dei cieli, e ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli”.  Le chiavi, una d’oro e una d’argento si riferiscono all’ingresso del paradiso e dell’inferno, e come riportato nel passo del Vangelo, al potere di Pietro di legare e disciogliere, assolvere e scomunicare, permettere in cielo e in terra.

In quanto capostipite dell'autorità papale può essere rappresentato con il triregno o la croce papale a tre traverse, a significare il potere temporale, spirituale e regale, mentre la croce capovolta ne indica il martirio. Raramente appaiono come attributi anche il gallo, le catene della prigionia, le reti da pesca, il pesce o la barca.

Ora posso iniziare a scrivere l' icona di misura di San Pietro che donerò al mio nipotino. Ogni pennellata sarà una preghiera a San Pietro e alla Madonna affinché proteggano il piccolo Pietro nel cammino della sua vita.

San Pietro: realizzazione icona di misura.


Una nuova scoperta: l'Icona di misura

Lo scorso settembre, mentre stavo ultimando la Vergine del Segno con Giovanni Raffa a Niguarda, vengo a sapere che di li a poco Giovanni iniziava un nuovo corso avanzato sulla figura di un Santo a Busto Arsizio, e anche qui il corso prevedeva lo studio del disegno dell'icona e la sua realizzazione nel formato desiderato. Immediatamente decido di iscrivermi, dicendogli che avrei realizzato San Pietro il principe degli Apostoli. 

Dovendo scegliere un Santo per il corso non ho avuto alcun dubbio, tra tutti i Santi che amo ho scelto San Pietro, il motivo è semplice, pensando al mio nipotino che si chiama Pietro e al desiderio di fare un icona per  lui.
Inizialmente non volevo palesare il motivo della mia scelta, perché pensavo che avrebbero detto, ecco la solita nonna che pensa solo al nipotino, ma qualche giorno dopo prima della fine del corso, non sono riuscita a non dirlo, era per me fonte di troppa gioia e così ho detto al mio maestro che l’icona era per mio nipotino che si chiamava Pietro. A quel punto lui strabuzza gli occhi e pronuncia parole a me incomprensibili “icona di misura”, o così mi sembrava di aver capito ma non avevo il coraggio di chiedere spiegazioni. Non passano cinque minuti che arriva Giuliano, Giovanni gli dice cosa volevo fare, e i due insieme mi aprono un nuovo mondo, scopro che esistono le “icone di misura” da secoli nonni o genitori dedicano un icona ad un bimbo.
Giuliano sta preparando anche un sito sulle icone di misura da cui ho tratto alcune informazioni utilissime.

E’ tradizione della famiglia russo-ortodossa alla nascita di un bambino, o in occasione del suo del Battesimo, regalare al neonato una icona di misura, chiamata così perché all’ottavo giorno dopo la sua nascita, si prendevano le misure (altezza e larghezza delle spalle del bambino) e con queste misure si dipingeva l’icona del suo santo patrono, il santo da cui il bambino riceve il nome. Tra il bambino e l’icona si stabilisce quindi un doppio legame, fisico e spirituale. La tavola indica la misura iniziale della crescita fisica del bambino. Il santo protettore è un esempio di fedeltà al Signore che orienta la crescita spirituale. 
Con l’icona di misura si desidera impetrare la protezione fisica e spirituale del bambino affidandolo all’intercessione del suo santo protettore. L’icona quindi è destinata ad accompagnare l’individuo per tutta la vita, di solito si appende sopra la culla del bambino.

Generalmente il santo protettore è quello da cui il bambino ha ricevuto il nome del Battesimo, ma può anche essere il santo celebrato nel giorno del Battesimo o della nascita, oppure l’Angelo custode. In alcune icone, oltre al santo protettore, è dipinta l’immagine della Madre di Dio, o del Salvatore, o i santi protettori dei genitori.

«Il patrocinio del santo offre un modello di carità ed assicura la sua intercessione» (Catechismo della Chiesa Cattolica 2156). Nel tempo, guardando l’icona, il bambino inizia a conoscere ed amare la vita del santo protettore, impara a pregarlo d’intercedere per sé e per il mondo intero ed è aiutato a nutrire la fede in Cristo, che nel santo è glorificato. (Catechismo della Chiesa Cattolica 956, 2683).

Il bambino sviluppa lo sguardo interiore e si abitua a guardare attraverso il sensibile ciò che sta oltre il sensibile. L’icona di misura è un dono unico, personale, che si riceve una sola volta nella vita. E se un cristiano non l’ha ricevuto alla nascita o con il Battesimo nella prima infanzia, può essere donato a qualsiasi età.

La tradizione dell’icona di misura ha radici profonde. La più antica icona di misura che conosciamo apparteneva al figlio di Ivan il Terribile, il principe Ivan Ivanovic. Si trova nella collezione dei musei russi nel Cremlino di Mosca e porta la data del 1554. Ma la tradizione delle icone di misura è più antica e risale alle origini del cristianesimo ortodosso russo.

In origine le icone di misura erano dipinte esclusivamente per i membri della famiglia reale ed alla loro morte erano collocata nella iconostasi del luogo di sepoltura. Alcune di esse sono conservate nella tomba reale della Cattedrale del Cremlino dell’Arcangelo, così come nel Monastero di Novodevichy dove si trovano molte principesse di Mosca. Dopo un lungo periodo di declino, oggi in Russia l’icona di misura è rinata. L’icona rappresenta un solo santo a figura intera e, vista da vicino, appare dipinta con molta attenzione dai vestiti al volto.

Nel prossimo post descriverò la ricerca iconografica su San Pietro.

lunedì 30 gennaio 2012

Vergine del Segno è completata

Ormai mi sono abituata a fare corsi e non terminare subito le mie icone, sono abbastanza lenta e soprattutto amo la precisione, se qualcosa non mi soddisfa gratto via e rifaccio di nuovo, inoltre se non finisco l'icona nei giorni del corso, non riesco più a prenderla in mano perchè lavoro e mi resta poco tempo e soprattutto tranquillità per poter proseguire.

Recentemente però qualcuno mi ha detto: non sarà perché non vuoi separartene?
Al momento mi sono sentita spiazzata, ma poi ci ho pensato su, e devo dire che sono certa che non è così, le ho fatte con il cuore e soprattutto per qualcuno a cui voglio bene, ma devo ammetterlo, ogni tanto me le guardo e sento il cuore spalancarsi in petto.
Mi sono ripromessa di finirle tutte una dopo l'altra, così potranno andare a chi sono destinate.

Ora ho terminato la Vergine del Segno, mi ha dato molto da fare questa icona, perché  è un'icona che ha richiesto l'utilizzo di molto oro, anche perché il primo passaggio non mi è venuto molto bene così ho dovuto mettere ben due strati successivi di foglietti d'oro su tutta la superficie, secondo me l'oro aveva dei buchini e per questo motivo si stracciava durante la lucidatura.
Realizzare poi i due Angeli e Gesù sull'oro non è stato per nulla semplice. I volti degli Angeli erano talmente piccoli che si doveva solo con pochi tratti fare la grafia e gli schiarimenti, ero certa che non sarei riuscita e invece mi sono venuti bene, anzi devo dire quasi meglio che altre parti in cui mi sentivo più sicura. Come a ribadire che la sicurezza, la capacità, il risultato, non sono miei, è realmente qualcun Altro che ci mette lo zampino.

Nei corsi precedenti il maestro mi ha fornito lo schema da riportare poi sulla tavola con la tecnica di trasposizione usata anche per gli affreschi, questa è la prima icona in cui ho fatto anche lo studio del disegno, della grafia.
E' stato veramente molto interessante conoscere quali proporzioni vanno mantenute nella costruzione della figura o altri particolari come: le mani affusolate e i loro gesti, il taglio degli occhi, le proporzioni delle varie parti del volto.
Ho anche scelto di apportare delle modifiche nel bambino, in particolare nei capelli, perché l'originale mi sembrava un vecchietto stempiato con il volto di un bambino. Durante lo studio dei capelli sono riuscita a far ridere il maestro che mi ha detto: ma da quale parrucchiere lo hai portato?
In effetti erano capelli troppo normali un po' spettinati e con tante belle ciocche che non seguivano per nulla i canoni bizantini. 

Amo i colori caldi, i colori della terra, così ho scelto colori che non staccassero troppo tra di loro, poi memore del manto di San Simeone ho voluto mettere un tocco di dioptasio anche qui nella veste della Vergine e nella mitella.

Come ho già detto, l'oro è predominante su questa icona, ho dovuto usare i colori alla caseina per scrivere sull'oro e fare le grafie di Gesù e degli Angeli.
Poi il maestro ci ha mostrato un'espediente che ho deciso di adottare per differenziare un po' l'oro. Nella soluzione che solitamente si usa per proteggere l'oro, si mette una piccolissima puntina di ercolano che si lascia depositare per qualche minuto, poi si passa la soluzione ottenuta su alcune parti, in questo caso l'ho passata sui nimbi e sugli abiti di Gesù Bambino, volendo dopo circa mezz'ora si può dare una seconda passata.
Solitamente per proteggere l'oro utilizzo la gommalacca oppure la Vernice sopraffina della Lefranc, in questo caso non va usata pura ma diluita, la prima  con l'alcool a 95 gradi mentre la seconda diluita con White Spirit.
Questa soluzione ha reso le parti dell'oro trattate tendenti al rosso, inoltre ha dato più movimento all'icona che rischiava di essere un po' appiattita, perché troppo uniforme.

Quando farà caldo, probabilmente la prossima estate metterò l'olifa a protezione dell'icona e finalmente anche questa prenderà il volo verso la casa di mia sorella Nadia.

Vedi anche il post precedente
Vergine del Segno

giovedì 12 gennaio 2012

San Simeone e il pigmento dioptasio

Oggi è una bella giornata, soprattutto produttiva, sono molto soddisfatta perché finalmente mi sono decisa a riprendere in mano l'icona di San Simeone.

Icona San Simeone

Purtroppo questa icona giaceva lì incompiuta da tempo, eppure, mancava solo la scritta sul cartiglio...

"Ecco, questi è posto per la caduta e la risurrezione di molti in Israele" 
(Luca 2,34)

Non che non volessi completarla, la verità è che non trovavo più la cartelletta con le fotografie dei particolari dell'icona e della scritta, così non volendo far pasticci, l'icona era sistemata in un armadio avvolta in un telo, e quindi lontano dagli sguardi di tutti. Sarà felice mia nuora Elisabetta, ora potrà appenderla nella sua camera a fianco al suo letto.

 




















Sono stupefatta dalla luce del manto non avrei mai immaginato un risultato come questo mentre stavo lavorando, Simeone ha un manto stupendo che affiora letteralmente dal nulla del fondo; meno male che ho seguito passo passo le indicazioni del maestro Giovanni Raffa, fidandomi.




Ho utilizzato per la prima volta un pigmento che mi era sconosciuto : il dioptasio.
E' ricavato da una pietra minerale, questo nome gli fu dato a inizio 800 da un abate francese René Just Haüy, deriva dal greco διά (attraverso) e οράω, όψομαι (vedo), devo dire che mai nome fu più appropriato di questo, giudicate voi guardando il manto.







Vedi anche il primo post su San Simeone