venerdì 23 marzo 2012

San Pietro: realizzazione icona di misura

Arriva novembre 2011, ed inizia il corso a Busto Arsizio, il corso è articolato in sei sessioni di due giorni a cadenza mensile nel fine settimana, i laboratori si alternano a lezioni teologiche e iconografiche in cui vengono invitati a parlare anche altri iconografi, è possibile trovare informazioni sul sito dell'Associazione di Iconografia Cristiana San Giuseppe che organizza i corsi. 

Finalmente si parte, presento la mia ricerca iconografica su San Pietro al maestro Giovanni Raffa e inizio lo studio del disegno su cartoncino della mia icona di misura.
Giovanni mi spiega l'immagine del Santo patrono non appare mai da sola, solitamente è raffigurata anche la mano benedicente di Dio che esce dai cieli posti a lato o al centro dell’icona in alto. Nel mio caso decidiamo di metterla a lato per non interferire con l’aureola. 
Nelle prime due sessioni di novembre e dicembre finisco lo studio del disegno, lo trasferisco su lucido e poi con la carta carbone sulla tavola. 

A gennaio e febbraio, ripasso la grafia sulla tavola e inizio a preparare le parti da dorare, prima incidendole all’esterno con il compasso o con una puntasecca, poi dopo averle pulite ben bene con l’alcool, stendo a piccoli tratti il bolo preparato con una miscela di albume e acqua. 5 o 6 passaggi, ogni volta attendo che si asciughi bene e proseguo fino a che tutta la superficie da dorare ha raggiunto lo stesso colore del bolo iniziale.
Le parti che ho dorato sono: il clavo e due strisce alla fine dell’abito e ovviamente il nimbo, ovvero l'aureola di luce che circonda il capo.


Dopo essermi accertata con un batuffolo di cotone della perfetta asciugatura, ho passato il bolo con una carta vetrata sottilissima 1200 e poi con la carta vetrata in pannetto, infine nuovamente con del cotone per lucidare il bolo e ripulirlo dai residui. Alla fine ho applicato una mano di acqua e albume (1 parte di albume e 3 di acqua) per inumidirlo prima di mettere l’oro, facendo attenzione a non ripassare due volte sulla parte già data.
Il giorno dopo ho iniziato la doratura posizionando la tavola inclinata per poter passare la grappa sul bolo con il pennello senza farla gocciolare. Immediatamente dopo con l’aiuto del cuscinetto, dell’apposito coltello e pennellessa per doratura ho posizionato un quadratino alla volta l’oro sulla tavola fino a ricoprire tutte le superfici desiderate, poi ho premuto leggermente l’oro con il bombasino e infine ho passato leggermente il cotone per farlo aderire bene. Dopo qualche ora quando la doratura era perfettamente asciutta ho tolto l’oro in eccesso con un batuffolo di cotone e ho iniziato la brunitura con la pietra d’agata. Ho grattato con la matita di vetro l’oro che era fuoriuscito dal disegno e per finire ho passato una sottile pennellata di gommalacca decerata a protezione dell’oro.



Tra un’asciugatura e l’altra ho studiato su carta la scritta del nome del Santo e l’ho poi riportata sulla tavola in alto a sinistra. Nell’Antico Testamento il nome è comunicazione della sostanza: con l’iscrizione l’immagine è collegata a colui che vi è rappresentato. 

Volendo capire bene i vari passaggi dello schiarimento del volto ho deciso di fare prima uno studio su una tavoletta di prova, dopo di ché rifarò lo stesso procedimento sull'icona iniziando con lo  schiarimento di barba e capelli, poi passerò al volto, per finire con mani e piedi. 

Nel frattempo volendo far risaltare maggiormente il volto di Pietro, con un’agata a punta ho realizzato una raggiera sul nimbo ottenendo degli effetti di luce particolari che potete intravedere nell'immagine qui a fianco.   
Poi ho proseguito con il lavoro sulla tavola  mettendo il sankir su volto capelli, mani e piedi, poi ho dato una prima campitura sul manto, sulla veste, sul firmamento e sullo sfondo. 


 

Prima di iniziare con gli schiarimenti degli abiti ho fatto uno studio degli stessi su dei cartoncini, poi hoi rifatto il lavoro sulla tavola. Alla fine di ogni schiarimento passavo una velatura con l’ocra sul manto e una velatura con il lapislazzulo sull’abito.
Poco alla volta è apparsa la luce sul manto e sull’abito con un effetto sorprendente. Per risaltarla ancora di più ho nuovamente velato le parti in ombra.


Ho ripassato di nuovo il fondo dell’icona schiarendolo leggermente fino ad ottenere un beige chiaro e ho cercato di dare più calore al prato con velature ocra perché era un po’ freddo come colori.





Ora non mi resta che curare bene i dettagli, il rotolo, le chiavi in mano a San Pietro, la mano benedicente di Dio e le stelle del cielo.






 








A questo punto resterà solo l’iscrizione del nome e il bordo rosso. In ogni icona viene ricavata a colpi di scalpello una specie di cornice, una "finestra" quasi, che crea un distacco tra noi uomini e la divinità rappresentata, viene chiamata "culla". L’icona è poi definita da un bordo rosso che insieme alla culla, segna il confine tra realtà visibile invisibile.

Trascorsi almeno tre mesi dalla fine dell’icona potrò stendere l’olifa. L’olifa è un olio di lino particolare di tradizione russa, viene applicato in strati molto sottili come protettivo finale delle icone, questa, a differenza di altre vernici a base chimica che creano una pellicola sull’icona, essendo oleosa, penetra nei colori e nella tavola con un procedimento di protezione molto più naturale che non aggredisce i pigmenti e la missione all’uovo utilizzata per stenderli. Inoltre dicono che esalta i chiaroscuri e le velature facendo riaffiorare la miscela con l'uovo.

Il corso è terminato, si è concluso con la Santa Messa in cui sono state benedette tutte le icone, la chiesa era stracolma perché erano presenti circa 60 corsisti e anche dei famigliari degli stessi venuti per l'occasione. Alla fine si è festeggiato mangiando ciò che ognuno aveva liberamente portato.

Tra i tanti corsi che ho fatto, questo è quello a cui tengo in modo particolare, sarà un po' anche il cuore di nonna che fa la sua parte, ma al di là di questa preferenza, è stato veramente un bel corso, per diversi motivi.
Primo, ho convinto anche la mia amica Mariella a frequentare il corso principianti, e questo mi ha reso felice perché è bello condividere un pezzo di strada insieme.
Secondo, per i tanti corsisti che ho conosciuto, a Busto Arsizio c'è una vera e propria scuola di iconografia dove lavorano contemporaneamente più maestri con corsi diversificati, sia per i vari livelli di preparazione corsisti, sia per la varietà dei soggetti realizzati.
Terzo, ma non meno importante, su suggerimento di Giovanna e invito del maestro Raffa, ognuno ha preparato una scheda sul Santo prescelto dicendo anche perché lo aveva scelto, e cosa voleva dire per lui scrivere quella icona. Sentire come ognuno era arrivato a scegliere il Santo o come invece il Santo aveva scelto lui è stato di una commozione sconvolgente.
Sono particolarmente felice e contenta di questa condivisione e della capacità del nostro maestro di tirare fuori il meglio da ognuno di noi.
Su questo documento dell'Associazione di Iconografia San Giuseppe potete leggere le relazioni degli incontri tenuti durante il corso 2011-2012 e da pag. 26 in poi troverete le relazioni sui vari santi.

Molti poi hanno partecipato alla mostra di icone "I Santi e le loro storie" che si è tenuta nella parrocchia di San Cristoforo ad Ossona nel luglio 2012, alla mia icona mancava qualche particolare, così non ho potuto partecipare.

San Pietro, Icona di misura , 2012

Ecco l'icona di misura terminata per la felicità del mio piccolo nipotino Pietro che ha da poco compiuto 4 anni.


Vedi anche i due post introduttivi a questo:

San Pietro, studio iconografico
Una nuova scoperta l'icona di misura
 

San Pietro: studio iconografico

Per poter realizzare l'icona di misura dedicata al mio nipotino Pietro ho fatto una ricerca iconografica, tra le tante rappresentazioni trovate ne ho scelte tre:



1) il mosaico bizantino del 14 sec raffigurante san Pietro che si trova in Turchia a Istanbul nella Chiesa di S. Salvatore in Chora collocato nell’esonartece porta d'ingresso all'endonartece, Salvatore con ai lati San Pietro e San Paolo.









 
2) un’icona recente raffigurante San Pietro e San Paolo realizzata da Fabio Nones che riprende la maestosità del mosaico utilizzando i colori propri attribuiti a San Pietro.







3) ed infine il particolare del volto di San Pietro raffigurato nell’ultima cena dal maestro Giovanni Raffa a Casorate Primo (PV).

 
Un ruolo non indifferente nella nascita dell’iconografia di San Pietro è giocato dalla necessità di discernerlo da San Paolo assieme al quale fin dall’antichità viene ritratto in moltissime occasioni. L’iconografia è molto antica e varia, tuttavia a partire dal IV secolo si definisce una tipologia che rimarrà pressoché invariata nel tempo che permette di riconoscerli con estrema facilità rispetto a tutti gli altri apostoli.
Paolo è rappresentato con pochi capelli, alta fronte e la barba che scende lunga; in mano quasi sempre ha il libro delle sue lettere (in occidente più frequentemente la spada).

Pietro è un uomo di mezza età dai tratti marcati e popolani, vigoroso, si distingue per i capelli ricciuti e bianchi e la corta barba, la fronte piuttosto bassa, ed indossa un mantello giallo e una veste azzurra o verde.
La simbologia cromatica rimane immutata sia nell’arte occidentale che in quella orientale, ad esempio nelle icone bizantine. 
Al blu dell’abito possono esser ricondotti molteplici significati: richiamo al suo lavoro di pescatore, ma anche riferimento al suo incarico di guardiano celeste, e a queste interpretazioni si aggiunge il valore del blu nell’arte Bizantina riconducibile alla sua condizione di umanità. 
La stola gialla, con ancora maggiore carica simbolica, ricopre con un’aura di santità quello che è il suo compito identificato nel blu della veste. A questi due colori, che ricorrono con discreta frequenza, si affianca la variante della veste bianca col manto rosso, allusive alla purezza spirituale e al martirio.

Il primo simbolo che caratterizza la figura di Pietro e dei suoi successori è la ‘Cattedra’, segno della potestà di insegnare, confermare, guidare e governare il popolo cristiano, la ‘cattedra’ è inserita nel grande capolavoro della “Gloria” del Bernini, che sovrasta l’altare maggiore in fondo alla Basilica Vaticana, a sua volta sovrastata dall’allegoria della colomba, raffigurante lo Spirito Santo che l’assiste e lo guida.

Il secondo simbolo, il più diffuso, è lo stemma pontificio, comprendente una tiara, copricapo esclusivo del papa con le chiavi incrociate. La tiara porta tre corone sovrapposte, quale simbolo dell’immensa potestà del pontefice (nel pontificale romano del 1596, la tiara o triregno, stava ad indicare il papa come padre dei principi e dei re, rettore del mondo cattolico e Vicario di Cristo). Questo simbolo perpetuato e arricchito nei secoli da artisti insigni, nelle loro opere di pittura, scultura, araldica, raffiguranti i vari papi, oggi non è più usata e nelle cerimonie d’incoronazione è stata sostituita dalla mitria vescovile. Questo ad indicare che il papa più che essere al disopra di tutti regnanti, è invece vescovo tra i vescovi e che il suo primato è tale perché vescovo di Roma, a cui la tradizione apostolica millenaria aveva affidato tale compito.

A collocare con ulteriore chiarezza la figura di San Pietro nelle immagini sacre è una ristretta serie di attributi: in mano una o più chiavi, e spesso un cartiglio che contiene la scritta della professione di fede di Mt 16,16:“Tu sei il Cristo,figlio del Dio vivente”.
La Consegna delle Chiavi (Mt 16,15-21) “Ora, anch’io ti dico che tu sei Pietro, e su questa pietra edificherò la mia Chiesa, e le porte dell’Ade non prevarranno contro di essa. Ti darò le chiavi del regno dei cieli, e ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli”.  Le chiavi, una d’oro e una d’argento si riferiscono all’ingresso del paradiso e dell’inferno, e come riportato nel passo del Vangelo, al potere di Pietro di legare e disciogliere, assolvere e scomunicare, permettere in cielo e in terra.

In quanto capostipite dell'autorità papale può essere rappresentato con il triregno o la croce papale a tre traverse, a significare il potere temporale, spirituale e regale, mentre la croce capovolta ne indica il martirio. Raramente appaiono come attributi anche il gallo, le catene della prigionia, le reti da pesca, il pesce o la barca.

Ora posso iniziare a scrivere l' icona di misura di San Pietro che donerò al mio nipotino. Ogni pennellata sarà una preghiera a San Pietro e alla Madonna affinché proteggano il piccolo Pietro nel cammino della sua vita.

San Pietro: realizzazione icona di misura.


Una nuova scoperta: l'Icona di misura

Lo scorso settembre, mentre stavo ultimando la Vergine del Segno con Giovanni Raffa a Niguarda, vengo a sapere che di li a poco Giovanni iniziava un nuovo corso avanzato sulla figura di un Santo a Busto Arsizio, e anche qui il corso prevedeva lo studio del disegno dell'icona e la sua realizzazione nel formato desiderato. Immediatamente decido di iscrivermi, dicendogli che avrei realizzato San Pietro il principe degli Apostoli. 

Dovendo scegliere un Santo per il corso non ho avuto alcun dubbio, tra tutti i Santi che amo ho scelto San Pietro, il motivo è semplice, pensando al mio nipotino che si chiama Pietro e al desiderio di fare un icona per  lui.
Inizialmente non volevo palesare il motivo della mia scelta, perché pensavo che avrebbero detto, ecco la solita nonna che pensa solo al nipotino, ma qualche giorno dopo prima della fine del corso, non sono riuscita a non dirlo, era per me fonte di troppa gioia e così ho detto al mio maestro che l’icona era per mio nipotino che si chiamava Pietro. A quel punto lui strabuzza gli occhi e pronuncia parole a me incomprensibili “icona di misura”, o così mi sembrava di aver capito ma non avevo il coraggio di chiedere spiegazioni. Non passano cinque minuti che arriva Giuliano, Giovanni gli dice cosa volevo fare, e i due insieme mi aprono un nuovo mondo, scopro che esistono le “icone di misura” da secoli nonni o genitori dedicano un icona ad un bimbo.
Giuliano sta preparando anche un sito sulle icone di misura da cui ho tratto alcune informazioni utilissime.

E’ tradizione della famiglia russo-ortodossa alla nascita di un bambino, o in occasione del suo del Battesimo, regalare al neonato una icona di misura, chiamata così perché all’ottavo giorno dopo la sua nascita, si prendevano le misure (altezza e larghezza delle spalle del bambino) e con queste misure si dipingeva l’icona del suo santo patrono, il santo da cui il bambino riceve il nome. Tra il bambino e l’icona si stabilisce quindi un doppio legame, fisico e spirituale. La tavola indica la misura iniziale della crescita fisica del bambino. Il santo protettore è un esempio di fedeltà al Signore che orienta la crescita spirituale. 
Con l’icona di misura si desidera impetrare la protezione fisica e spirituale del bambino affidandolo all’intercessione del suo santo protettore. L’icona quindi è destinata ad accompagnare l’individuo per tutta la vita, di solito si appende sopra la culla del bambino.

Generalmente il santo protettore è quello da cui il bambino ha ricevuto il nome del Battesimo, ma può anche essere il santo celebrato nel giorno del Battesimo o della nascita, oppure l’Angelo custode. In alcune icone, oltre al santo protettore, è dipinta l’immagine della Madre di Dio, o del Salvatore, o i santi protettori dei genitori.

«Il patrocinio del santo offre un modello di carità ed assicura la sua intercessione» (Catechismo della Chiesa Cattolica 2156). Nel tempo, guardando l’icona, il bambino inizia a conoscere ed amare la vita del santo protettore, impara a pregarlo d’intercedere per sé e per il mondo intero ed è aiutato a nutrire la fede in Cristo, che nel santo è glorificato. (Catechismo della Chiesa Cattolica 956, 2683).

Il bambino sviluppa lo sguardo interiore e si abitua a guardare attraverso il sensibile ciò che sta oltre il sensibile. L’icona di misura è un dono unico, personale, che si riceve una sola volta nella vita. E se un cristiano non l’ha ricevuto alla nascita o con il Battesimo nella prima infanzia, può essere donato a qualsiasi età.

La tradizione dell’icona di misura ha radici profonde. La più antica icona di misura che conosciamo apparteneva al figlio di Ivan il Terribile, il principe Ivan Ivanovic. Si trova nella collezione dei musei russi nel Cremlino di Mosca e porta la data del 1554. Ma la tradizione delle icone di misura è più antica e risale alle origini del cristianesimo ortodosso russo.

In origine le icone di misura erano dipinte esclusivamente per i membri della famiglia reale ed alla loro morte erano collocata nella iconostasi del luogo di sepoltura. Alcune di esse sono conservate nella tomba reale della Cattedrale del Cremlino dell’Arcangelo, così come nel Monastero di Novodevichy dove si trovano molte principesse di Mosca. Dopo un lungo periodo di declino, oggi in Russia l’icona di misura è rinata. L’icona rappresenta un solo santo a figura intera e, vista da vicino, appare dipinta con molta attenzione dai vestiti al volto.

Nel prossimo post descriverò la ricerca iconografica su San Pietro.