domenica 18 novembre 2012

Chiesa di San Salvatore in Chora

Eccomi al mio ottavo corso di icone, è iniziato a Busto Arsizio a novembre 2012 e terminerà nel maggio 2013. Questa volta faremo lo studio completo di un'icona della Madre di Dio, è previsto lo studio personale dell'immagine scelta, dopo di ché verrà ricavata la grafia, schiarimenti e colorazioni sotto la guida del maestro Giovanni Raffa.

Alla fine del corso precedente mi ero già messa alla ricerca del soggetto del corso successivo ed ero indecisa tra diverse icone che mi piacevano, alla fine della selezione ne erano rimaste due: una Vergine della tenerezza in piedi, oppure la Madonna della Passione a mezzo busto. 

A metà settembre è nata la mia seconda nipotina Cecilia, a questo punto la scelta poteva essere solo la Vergine della Tenerezza. Eh sì, il Signore sta realmente muovendo ogni passo in questa mia avventura, come ho già scritto in un altro post, nelle icone di misura, generalmente è raffigurato il santo protettore da cui il bambino ha ricevuto il nome di Battesimo, ma può anche essere l’immagine della Madre di Dio. Questa icona della Vergine è dedicata alla mia piccola principessina Cecilia.

L'icona originale della Vergine Eleousa che ho scelto, per una fortuita concidenza si trova anch'essa della Chiesa di San Salvatore in Chora, come l'altra icona di misura di San Pietro, a questo punto è doveroso scrivere qualche riga su questa Chiesa.

San Salvatore in Chora - facciata occidentale
San Salvatore in Chora si trova nel quartiere occidentale di Istanbul, è uno dei piu importanti esempi di architettura bizantina sacra. Il termine chora (campagna) perché fu edificata nel V secolo originariamente fuori dalla cinta muraria costantiniana a difesa della città, per questo fu chiamata 'in Chora', ma, successivamente, all'inizio del 400, con la costruzione della cinta muraria teodosiana venne inserita all'interno della città mantenendone ugualmente il nome.
Un'interpretazione più recente mette invece il termine chora in relazione alle definizioni di "Colui in cui si ritrovano i viventi" (Chora ton zoonton) e di "Colei che ha contenuto l'Incontenibile" (Chora tou achoretou) attribuite rispettivamente al Cristo e alla Vergine nei mosaici all'interno della chiesa.
La maggior parte della costruzione oggi visibile risale alla prima ricostruzione tra il 1077 e il 1081 a cui ne seguì una seconda.
Paraekklesion  - ingresso
Con le sue sei cupole di cui quella più grande è di circa 8 metri, pur essendo una piccola chiesa rispetto agli altri edifici di culto di Istanbul, entrando risplende di una imponenza non indifferente. Gran parte di questo splendore è dovuto anche al notevole ciclo iconografico che fu realizzato tra il 1315 e il 1321, su commissione del logoteta Teodoro Metochite (clicca per ammirare 47 immagini).
Con la conquista ottomana, la chiesa subì la trasformazione in moschea, e, nel 1511 subì un'importante mutilazione dei mosaici che furono ricoperti con uno strato di calce, questo perché la religione islamica è contaria alla rappresentazione di figure umane.
Fortunatamente però nel 1948 fu chiusa a culto per un importante restauro, dieci anni dopo, nel 1958, divenne museo. Grazie anche a questo fatto, noi oggi possiamo ammirare lo spendore di questi mosaici e affreschi che sono  tra i più importanti dell'arte bizantina.

Nell'esonartece, troviamo l'Incarnazione con il ciclo dell'infanzia di Cristo (originariamente formato da 14 scene); nell'esonartece e nella navata laterale, il ciclo della Salvezza con il ministero di Cristo (originariamente 32 scene); nell'endonartece, ciclo della Vergine (originariamente 20 scene). Nella cappella funeraria indicata qui stotto come Parakklesion, si trova il ciclo della Resurrezione.


Nei prossimi post parlerò della Vergine Eleousa.